L’Azienda Ciù Ciù: Vini italiani di qualità

Circa 200 ettari di vigneto, un mare di colline ondulate nel cuore delle Marche con una unica filosofia: allevare la vite in regime biologico. E su tutto, la concezione del vino come espressione più autentica del territorio.

Questa è la vera essenza dell’azienda Ciù Ciù che profuma di tradizione, dei sapori genuini della terra e al contempo sa di raffinatezza e innovazione.

L’azienda si trova nelle sinuose colline intorno a Offida, in una ubicazione strategica equidistante dalla zona costiera adriatica e dalle diramazioni montuose dei Sibillini. Una posizione fantastica per una avventura affascinante, quella della famiglia Bartolomei, impostata con una viticoltura mezzadrile negli anni ’70 dai coniugi Natalino e Anna Bartolomei, poi evoluta con efficienza dai figli Massimiliano e Walter.

Un’azienda dinamica, aperta al mercato, forte per numeri e qualità, ma soprattutto un progetto di vita comune, prima ancora che vinicolo, che esprime lo stretto legame con il territorio, e lo rende vivo grazie alla coltivazione biologica.

LA STORIA

“Ero pazzo per le viti, ero appassionato di vino”, racconta il fondatore Natalino Bartolomei nella sua autobiografia “Una storia di vino nelle Marche”, edita da Capponi, ritratto di una Italia dimenticata ed esemplare.

«Oggi la terra si coltiva “come si faceva una volta”», ripete Natalino, uomo semplice e straordinario da cui tutto è partito nel poverissimo Piceno del dopoguerra, quando pur facendo molti mestieri per tirare avanti “perché la terra non rendeva niente”, lui a quella tornava sempre e alla vigna in particolare.

«L’azienda nasce nel 1970 con mio padre, che coltivava il terreno ancora a mezzadria e che ha poi trasformato una stalla in una piccola cantina. Da qui è partito con mia madre». Dice Walter Bartolomei, che dirige oggi l’azienda insieme al fratello Massimiliano.

Ci è voluto coraggio, a quell’epoca, trionfo della viticoltura intensiva, a fare un vino con i metodi che oggi chiamiamo bio: «Mio padre ha una sensibilità agronomica particolare, e si era reso conto che dalle uve pesantemente trattate con la chimica si ottenevano vini che non affinavano bene».

Lo sguardo va verso il futuro, verso la conquista di nuovi mercati, ma le origini sono saldissime: «Tengo molto alle mie radici e il nome della cantina me le ricorda in ogni istante. Ciù Ciù era il soprannome con cui era nota la mia famiglia, quello con cui i clienti ci cercavano in paese per ritirare il vino in cantina. Lo riteniamo un portafortuna. E in effetti si è rivelato un vocabolo internazionale, suona uguale in tutte le lingue e si memorizza. Oggi non c’è più bisogno di chiedere dove ci troviamo, siamo diventati un nome importante del vino italiano».

[ngg src=”galleries” ids=”7″ display=”basic_thumbnail” thumbnail_crop=”0″]

IL TERRITORIO

Il legame che Walter e Massimiliano mantengono sia con la loro storia sia con il territorio marchigiano è stretto, indissolubile, perché come entrambi sostengono, se non ci fosse questa terra non ci sarebbe nemmeno il loro vino. «Crediamo che il vino debba essere l’espressione più autentica del territorio in cui nasce. La nostra filosofia produttiva muove da sempre da questo concetto. Per fare il vino buono, infatti, serve la materia prima buona che è appunto l’uva, insomma un prodotto di territorio che alla cantina Ciù Ciù di certo non manca grazie all’ampia estensione dei vigneti».

Fin dall’inizio l’azienda ha creduto nei vitigni autoctoni, da cui oggi nascono vini molto richiesti da chi nel bicchiere oltre alla piacevolezza cerca la storia, il profumo, l’eco della gente che ci lavora. Le potenzialità delle colline marchigiane, dove arriva l’aria di mare e le notti sono fresche e ventilate, hanno permesso di creare etichette importanti in cui svettano Rosso Piceno Superiore, Passerina, Pecorino, per citare le più note.

«Quando portiamo il nostro vino in altri paesi e nazioni, prima del prodotto raccontiamo del territorio, le Marche, in particolare delle colline tra Acquaviva, Offida e Ripatransone dove le vigne della cantina sorgono, perché solo così, assaporando il profumo di questi paesaggi il consumatore è in grado di comprendere fino in fondo la bellezza e la bontà del nostro vino».

LA PRODUZIONE BIOLOGICA

Quando lo sguardo scorre tra i filari, è affascinato da un qualcosa che avverte, ma che nell’immediato non distingue con chiarezza. Fin quando non vede che sì, sono quelle erbe, quel verde che invade lo spazio tra i tronchi, anziché le zolle brulle a cui ci siamo abituati.

E’ un piccolo miracolo che la famiglia Bartolomei coltiva da decenni, quando ancora la parola “biologico” circolava solo in ambito scientifico.

Tra i filari dei vigneti Ciù Ciù prospera infatti una variegata vegetazione spontanea che rende il terreno più permeabile all’aria e all’acqua migliorando la vitalità delle radici stesse: borragine, crespigna, tarassaco, pimpinella, cicoria selvatica, portulaca, visitate da uccelli e insetti benefici.

«La nostra produzione di vino è 100% biologica certificata dal 1996, da quando ancora la coltivazione biologica non aveva ancora preso piede in Italia», specifica Walter Bartolomei.

«Il biologico è per noi una tradizione di famiglia a cui siamo stati sempre molto attenti. Anziché procedere con concimi chimici usiamo la tecnica del sovescio di leguminose, che crescono tra i filari e conferiscono il giusto nutrimento alla vite in modo del tutto naturale».

I vini Ciù Ciù sono espressione autentica dell’impegno e della tradizione vinicola dell’azienda, frutto di ricerca e qualità sia in vigna che in cantina, ma anche di un ecosistema viticolo naturale di qualità con un “terroir” (microclima, suolo e sottosuolo) unico ed insostituibile.

LE ETICHETTE

Le cifre: 15 etichette, una produzione di 1,5 milione di bottiglie vendute oltre che in Italia, in Cina, Giappone, Stati Uniti, nord ed est Europa. Cifre che sono anche emozionanti, se si pensa che questa storia è una delle molte nate da italiani che hanno trasformato condizioni di grande disagio in successi economici.

I vini Ciù Ciù nascono dai vitigni autoctoni delle Marche Passerina e Pecorino e dai più tradizionali Sangiovese, Montepulciano, Cabernet. Tra essi Merlettaie Offida D.O.C.G. Pecorino, un piacevole bianco dorato, intenso e persistente, Gotico Rosso Piceno Superiore D.O.P. da uve sangiovese e montepulciano, potente ed equilbrato, Evoè Marche I.G.P. Passerina, Esperanto Offida D.O.C. Rosso, Altamarea, spumante brut da uve passerina, 12 gradi delicati e fragranti, ideali per le sere estive.

E inoltre, sempre parlando biologico, l’extravergine d’oliva Ciù Ciù. un olio dal gusto fruttato erbaceo con leggeri sentori di frutti di bosco, carciofo, mandorla e pomodoro. La sensazione inizialmente dolce, riserva nel finale note di amaro e piccante di media intensità.

Photo: fonte ufficio stampa

Condividi questo contenuto: